Oggi sulle pagine dei giornali della Sardegna si parla della guerra dei ricci. Guerra combattuta tra i ristoratori ed i pescatori,tra i pescatori con licenza e gli abusivi. Assistiamo al rapido declino di una specie senza poter far nulla. Una specie che sta alla base dell’ecosistema e della quale la gente non sa nulla se non che è buona da mangiare. Purtroppo in Sardegna,ma anche nel resto d’Italia non si insegna biologia Marina. Non si spiega a scuola che pescare i pesciolini e poi metterli nel secchiello è un reato. Basterebbe spiegare ai bambini che quelle sono creature eccezionali poiché sono tra le poche che ancora vivono selvagge nel nostro mare. Da noi ancora esiste la pesca sportiva. Come può essere sportivo far morire nel secchiello per asfissia un pesciolino,una stella marina o una scidia? Troncare con un coltello un pomodoro di mare che è un miracolo se ancora esiste? Dobbiamo ancora e ancora imparare. Quando ero ragazzo,quarant’anni fa,credevo che mancasse l’informazione. Ora credo che manchi la volontà di informarsi. Chi di voi conosce la biologia dell’oloturia? Chi sa dire quanto tempo vive un riccio? Intanto loro li prendono e nessuno sa quale misura abbia il danno.
Per fortuna qualcosa sta cambiando. Il mare di plastica sta avvolgendo le coscienze. Qualcuno comincia a capire che senza rinunce non se ne esce. Anch’io amo pescare e mangiare il pesce. Ma tra mangiare e vedere,se mangiare significa che tra un po’ non potrò mai più vedere,preferisco vedere. La natura non è un dono. La natura non ci appartiene. Il mare non è di nessuno e mai nessuno deve possederlo. Facciamo tutti un passo indietro. E velapuliamo!