Educare proviene dal educere e cioè tirare fuori. In questi giorni è uscita la notizia che il presidente francese Macron ha deciso di vietare l’uso dello smartphone a scuola. Immagino,anche se non ho ancora letto il testo definitivo della legge che si riferisca agli alunni che in classe,invece di seguire le lezioni guardano il loro smartphone . Mi sono venute in mente una serie di riflessioni e ho fatto un collegamento con la spazzatura,argomento di questo blog. Primo: come mai i genitori plaudono questa legge visto che lo smartphone glielo hanno comprato loro? Secondo: in quale misura questo provvedimento migliora l’offerta scolastica? Credo che la risposta alla prima domanda sia perché i genitori,non sapendo più fare i genitori,vorrebbero che la scuola e le leggi educassero i loro figli. Ma non è questo il compito della scuola. A scuola si impara il metodo di studio,perlomeno fino all’università dove poi si incomincia a studiare davvero e dove ,tra l’altro lo smartphone non è vietato. A scuola si deve imparare ad imparare. Nessuno mai nella vita ripete le poesie del Carducci imparate alle medie. Del Carducci bisogna studiare il messaggio per poi elaborarlo. A scuola si devono formare le coscienze. L’educazione,quella comunemente chiamata così e cioè il rispetto degli altri,la si impara a casa. Prima di tutto con l’esempio. Secondo: vietare la maleducazione non migliora la qualità dell’offerta scolastica. Già,l’offerta scolastica pubblica è indietro. Sono ben altre le misure che andrebbero varate. Misure molto costose e complicate che implicano sacrifici,rinunce ed impegno soprattutto da parte del personale. Riforme che necessitano del sostegno della società intera che spende molto poco per l’istruzione. Ma poi lo smartphone è uno strumento utilissimo,una finestra sul mondo. Se usato in modo intelligente……….
Intorno al problema ambientale vedo purtroppo lo stesso tipo di ragionamento: bisogna vietare…..bisogna punire……bisogna fargliela pagare…….La gente pensa che spetti ad altri il compito di educare. Educare,l’ho già detto viene dal latino educere,tirare fuori. Bisogna quindi far uscire quel che c’è dentro e cioè il buon senso. Non bisogna aspettare che qualcun’altro faccia il lavoro sporco. Pulire la natura è il compito che ci ha lasciato la società dei consumi e spetta a noi tutti che siamo consumatori . I divieti e le punizioni non risolvono lo stato del nostro mare. L’educazione ambientale si insegna con l’esempio,con la fiducia nelle capacità di risposta delle persone ed il sostegno alle iniziative. Di certo non con un divieto.
Buongiorno . Educare non esiste più nell’epoca del puro individualismo e poi in una società ” liquida ” , cosa vuole afferrare ? Io un grandissimo rispetto , per l’acqua come bene comune e gratuito , e cerco di insegnare a mia figlia di 2 anni che ” tutto ciò che ci circonda va amato ” , ma le assicuro che ” un bambino ben seguito , noi abbiamo solo da imparare da loro , e loro niente da noi ” .
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Eppure i bambini da noi imparano eccome. Basta guardarli in mezzo agli altri quando noi non ci siamo: sono il nostro ritratto. Per questo insisto con l’esempio. Quando abitavo in Francia un giorno,in spiaggia mi misi a giocare con i miei due figli a chi raccoglieva più plastica e la metteva nel cestino,dopo qualche minuto gli altri genitori cominciarono a copiarci e la spiaggia fu pulita in breve. Lo so,la plastica non è il male del mondo ma può essere una cura per l’uomo. Un’opportunità per amare che va sfruttata per dare l’esempio ai più piccoli.
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