Già di per se il titolo è un paradosso: si può difendere l’ambiente tenendo conto degli interessi delle persone? Quanto costa in termini puramente economici la devastazione dell’ambiente? Purtroppo le politiche ambientali sono spesso semplicemente tattiche politiche dove prevalgono sempre interessi privati. Non dovrebbe essere la politica nient’altro che il modo migliore di mediare tra i vari interessi al fine di trovare un’intesa,un compromesso? Seguendo questo concetto,in materia ambientale il conflitto è tra chi in difesa dell’ambiente è disposto a rinunciare ai profitti e chi no.A mio avviso le maggiori associazioni ambientaliste assomigliano molto ai partiti. Tanto per cominciare il loro statuto gli permette un’ agilità fiscale non indifferente. In secondo luogo la loro missione le rende un’ interlocutore ideale per chi vuole fare affari nella green economy. Ad esempio in questi giorni si discute della legge entrata in vigore il primo gennaio dove viene imposto agli esercenti l’uso delle bioplastiche con corrispettivo pagamento da parte dei consumatori. A rigor di logica le associazioni ambientaliste non dovrebbero centrare eppure Legambiente come è noto ha voce in capitolo. Cosa che per me ha dell’assurdo perché cosa mai può capire un’associazione ambientalista in una materia così complessa? Credo che l’ambiente non vada scambiato con la politica e credo che il ministero dell’ambiente più che ascoltare le associazioni dovrebbe dar retta alla scienza. Il compito delle associazioni ambientaliste dovrebbe semplicemente essere quello del volontariato puro. Mano d’opera al servizio degli stessi cittadini. Assistiamo invece ad ogni sorta di uso privato introno alle associazioni. Un esempio su tutti: l’eolico. In Sardegna le pale spuntano come funghi e tutti,ma proprio tutti sono pronti a piantare un generatore perché ricevono un’assegno da 50,000 per l’usufrutto del generatore. E l’ambiente? Chi se ne frega. Vorrei ricordare che la Sardegna non necessita di generatori poiché produce molto di più di quel che consuma e perché i beneficiari di queste produzioni alternative non sono ne i sardi ne la sardegna,terra di paesaggi un tempo incontaminati. Tutte le associazioni fanno campagna tesseramento per avere soldi e peso invece di landare i loro rappresentanti a chiedere cosa serve al territorio ai locali. Questo distacco,territorio/azione locale è lo stesso che porta all’astensionismo in politica. Tante chiacchiere intorno a campagne nazionali di sensibilizzazione ma alle azioni di bonifica del volontariato locale non partecipano mai. Vorrei ricordare a lorsignori che l’ambiente è anche il giardinetto sotto casa. È il po che muore a Pavia e Piacenza,è il bosco invaso di pneumatici. Fate campagna per promuovere azioni,questo dovrebbe essere il vostro ruolo. E sostenete le iniziative popolari invece di rispondere che siete impegnati nella campagna nazionale di tesseramento. Se volete che la società civile vi dia ascolto dovreste prima ascoltarla.
La principale organizzazione ambientalista italiana ha quote in alcune società, come Azzero CO2 che investe sulle fonti rinnovabili grazie anche agli incentivi pubblici e ha come clienti alcuni colossi dell’energia. Oltre ai potenziali conflitti di interesse, c’è il rischio di incompatibilità tra affari e settore non profit di utilità sociale. La replica dell’associazione: “Il nostro impegno concreto è utile a indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese“