Andare in barca a vela è un modo per stare al mondo. Tanto per cominciare lo skipper e la sua barca devono essere in sintonia. Poi bisogna che essi siano in sintonia col mare e col vento. E infine lo skipper deve essere in sintonia con l’equipaggio. Allora e soltanto allora si percepisce l’armonia. Una musica per gli occhi. Quando navigo a vela sento subito quando la barca non va come dovrebbe. Una barca a vela è viva. Come un cavallo bisogna darle briglia oppure frenare quando scalpita e si inclina troppo. Bisogna amarla e bisogna saperla ascoltare. Da oltre trent’anni la mia scia scompare tra i flutti. Non ho lasciato traccia del mio passaggio. Il mare e le sue creature meritano rispetto. Ogni volta che la magia si ripete,quando la barca,inclinandosi,accende gli sguardi che all’unisono incontrano il mio, mi stupisco come se fosse la prima volta. Il vento,dai suoi bianchi castelli spinge in avanti i suoi cavalieri. In una argentata scacchiera si muovono allora le barche che come alfieri corrono lungo linee immaginarie. Ci vuole fantasia per andare a vela. Quando prendi il largo scivolando sul mantello blu devi tenere salda la rotta del pensiero. Dormendo l’onda si impossessa dei sogni e i ricordi risalgono dalle profondità della memoria. Come il primo che salpò verso l’ignoto diventi allora esploratore di te stesso e scopri un’arcipelago di sensazioni sconosciute. Cio che avviene dopo il terzo giorno di navigazione è una completa e inconsapevole metamorfosi al contrario: da farfalla a bruco,avvolto dal telo antirollio. L’immagine è quella di un pianeta nello spazio infinito. Il senso perde senso ed è lì che ritrovi le tue funzioni,il tuo perché. Disconnesso dalla realtà oggettiva entri in quella metafisica del blu profondo. È una malattia che guarisce lo spirito. Un toccasana dell’ego che ritorna come nuovo. Bisogna provare a scomparire nella vita per capire cosa vuol dire apparire. Nel nostro piccolo guscio,come tartarughe alla deriva andiamo a caccia di emozioni che come trasparenti meduse sfuggono al quotidiano. Su una barca a vela in navigazione tutto è diverso. Tutto è in perenne movimento. Mettersi i pantaloni prima del turno richiede concentrazione. Per farsi la doccia bisogna impegnarsi. Le valvole,oggetto sconosciuto ai terrestri,entrano nel vocabolario. Quando il viaggio finisce e si ridiventa farfalla ci si accorge di com’era semplice la vita del bruco. Nel bozzolo di vetroresina il mondo non può ferirti. Il vero valore della vela è la semplicità. Una barca,dell’acqua,del vento,una rotta,niente di più. Come la vita la barca a vela va,senza mai tornare perché anche quando torna alla base fa sempre un percorso diverso. Il vento non è mai uguale e il mare non ha confini.