Di quella polvere bisogna parlare, non tacere. Primo perché quella non è polvere nè rifiuti. Quello che raccolgo con la mia associazione e quello che raccolgono in mare le ong sono il prodotto della nostra società e bisogna trovare il modo di valorizzarlo. Non possiamo cambiare la direzione delle correnti e dei venti che spingono inesorabilmente i rifiuti in quel determinato luogo così come non possiamo evitare che questo fenomeno si interrompa: la plastica è dappertutto. Egualmente non possiamo fermare la gente che fugge o si muove in questo mondo globalizzato. Le persone vogliono andare dove vanno le merci che sono libere di circolare. Ma con la plastica si possono fare tante cose: si possono creare dei laboratori di sperimentazione sociale dove i bambini insegnino agli adulti che si può giocare con qualsiasi cosa. E poi capire chi siamo,cosa facciamo e dove stiamo andando per magari cambiare strada.
I pezzetti piccoli vanno divisi per colore e dimensione e poi ci facciamo dei mosaici. Nei vecchi locali abbandonati creiamo luoghi di aggregazione’ dove i vecchi e i giovani trovino una maniera positiva di stare insieme. Coi setacci i più piccoli salveranno quei granelli di buon senso nascosti da tutta quella stupidità. Le conchiglie e le corazze delle galatee torneranno a spiccare nella spiaggia ritrovata. Insieme, vecchi,adulti e bambini giocheranno a salvare gli animali. Intanto i ragazzi provenienti dai paesi più poveri, con la loro energia e la loro vitalità, tapperanno le buche delle strade e ridaranno lustro alle nostre coscienze. Porteranno conforto ai malati e agli anziani, pagheranno le nostre pensioni facendo quei lavori per i quali ci vogliono gli olii di gomito che noi purtroppo abbiamo perso nelle slot machine. Costruiranno la nuova società che sarà basata sulla solidarietà e lo sforzo comune ed i comuni comunicheranno di nuovo. Ragazzi di ogni colore costruiranno,insieme il plastico mosaico della comunione ritrovata. Così, quando finalmente saremo di nuovo uniti, Gesù potrà tornare in terra e dire che abbiamo superato brillantemente la prova.
Alzeremo il tappeto del qualunquismo e sotto di esso troveremo un germoglio al quale daremo luce ed acqua. Il nostro non è un posto qualunque: questa è la nostra terra.