Quest’articolo è dedicato a mio figlio ma può essere uno spunto di riflessione per chiunque abbia un figlio adolescente. Nel turbolento periodo dell’adolescenza capita di dover prendere decisioni difficili da comprendere. Trasportati con forza dalla corrente del fiume degli ormoni,i ragazzi si trovano,loro malgrado in un guado nel quale la riva opposta non è visibile. Vicino alle sponde,gorghi e mulinelli volteggiano e una strana controcorrente li attira verso la sorgente. Ma spostiamoci dalla metafora alla scuola,campo minato dove ha luogo la battaglia. Quando avevo quattordici anni,a scuola ci andavo per inerzia. La scelta era nascosta dietro tutto quell’apparato. Bidelli,insegnanti,preside esercitavano una certa soggezione ma facevano parte,insieme ai genitori, di quel muro da abbattere per potersi affermare. Il passaggio della scuola è per molti un tunnel. Non si sa quel che c’è dall’altra parte. Eppure è fondamentale scegliere. Sì ma cosa? Cosa sceglie nostro figlio quando si siede su quella sedia,in mezzo ai compagni che sfottono,ascoltano musica e da un po’ di tempo,giocano sul loro smartphone? Il più delle volte non sceglie coscientemente di non seguire la lezione,si lascia semplicemente trasportare. Così invece di avvicinarsi all’altra sponda nel punto in cui,fatti i calcoli con genitori e prof,avrebbe poi dovuto continuare nel suo percorso didattico,si trova trascinato verso le rapide,dalle quali è difficile sottrarsi ma che sono anche piene d’avventura. Meglio le calme e noiose acque del lento fiume che scorre verso il lavoro,oppure le turbolente rapide,che portano inevitabilmente alle cascate? I rischi sono dappertutto. Ho sempre risposto,a chi mi diceva che per lasciare tutto il conosciuto,la casa,la città,per intraprendere la carriera dello skipper,come avevo fatto io,che ci voleva molto più coraggio a restare che a partire. Come dar torto a mio figlio che ancora non ha deciso cosa fare?
Il ruolo del genitore impone di mettere in guardia la prole. Non bisogna però perdere di vista l’orizzonte che è,per un ragazzo,a 360 gradi. Egli può ancora scegliere tutto e di quel tutto sappiamo ben poco. Man mano che mio figlio cresce,scopro le passioni che si accendono in lui. La gioia con la quale guarda il mondo è il riflesso della sua serenità,non va castrata. Ecco però il dilemma: la cascata si avvicina,la sicurezza del diploma si allontana,deve il genitore imporre la propria visione? La mia opinione è no,non è questo il ruolo del genitore. L’avvertimento sulle conseguenze di una decisione presa o,il più delle volte,di una “non decisione”, non deve trasformarsi in un provvedimendo disciplinare poiché quello che realmente importa è che il ragazzo impari che la sua vita futura dipende da ciò che farà,indipendentemente da ciò che i genitori decidono per lui. Le azioni,il comportamento,creano la persona molto di più delle decisioni prese a tavolino. E allora al figlio che si butta in mezzo alle rapide non resta che augurargli buona fortuna e magari cercare,senza troppe lamentele di prepararlo alla nuova avventura. Siamo sulle sponde e possiamo,non soltanto preparare l’asciugamano e un the caldo, ma anche incoraggiarlo a seguire il suo istinto. La cosa più importante nella vita di una persona è la fiducia in se stesso. Questa fiducia dipende in gran parte dalla fiducia dei nostri genitori. L’esempio che dobbiamo dare è quello della serenità e dell’approccio pragmatico e flessibile alle problematiche adolescenziali. Dalle sue decisioni dipende il suo futuro,non il nostro. È lui che deve decidere.